Il Reportage di oggi: La Sedia Divelta

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Capita, dopo una lezione, di non avere la forza di alzarsi e andare via. Guardi le sagome dei tuoi compagni passare, scorrere verso l’esterno, anche il professore, un arrivederci bofonchiato, una porta richiusa.

Rimanete in due.

Si fa a gara a chi ha più sonno, si dialoga e si cercano ragioni abbastanza forti per smuoversi e vincere la pigrizia ancestrale. Le proposte sono: a) andare a dormire; b) andare a mangiare. L’ipotesi a) non è sufficiente: nell’aula vuota c’è un bel silenzio, si può sprofondare anche qui. L’ipotesi b) è potenziata da un grugnito corale proveniente dai bassifondi dello stomaco. Ci si alza e si raccolgono gli ‘utensili dello studente al terzo anno’ (occhiali da sole, telefono con batteria scarica dopo ore di utilizzo intensivo, portaocchiali, portatelefono, foglio scarabocchiato, penna con poco inchiostro, etc).
Ma gli occhi vengono catturati da qualcosa là in fondo, nell’angolo.

Una sedia.

Una povera sedia strappata dal suo habitat naturale e gettata lì, per terra. Ma poi guardi meglio: non è stata gettata a caso. È stata accuratamente collocata, con geometria precisa, in modo che uno la possa (o la debba?) anche utilizzare.
Mi è venuto in mente Fantozzi, quando veniva obbligato dai grandi capi a sedersi anche se non c’era nessuna poltrona. ‘Si segghi lo stesso!’. E lui si appollaiava a mezz’aria.
Ebbene, resta il quesito su come si sia staccata dalla struttura, probabilmente un impeto di qualche vichingo furente, ma certamente poi è intervenuta una mente diabolica.

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PS: In realtà, Federico (l’altro rimasto) ha poi notato che, con particolare sadismo, la disposizione della sedia è in realtà rovesciata: lo schienale è per terra, e quindi ci si dovrebbe accomodare coi piedi in aria. Ma non abbiamo avuto il coraggio!

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